ANNO 14 n° 88
Gioco d'azzardo al Colosseo dadi e scommesse sugli spalti

 

Chiunque abbia visitato almeno una volta il Colosseo, può aver avuto la tentazione di chiudere gli occhi e immaginarlo come doveva essere un tempo. Gremito di gente in vena di divertirsi, venuta ad assistere a uno spettacolo più o meno sanguinoso. L’idea più diffusa nell’immaginario collettivo è mediata dal film Il Gladiatore. Ma la realtà è forse anche più interessante di come è stata rappresentata. Arena di spettacoli e giochi per intrattenere il popolo, il Colosseo era anche un luogo dove il pubblico sugli spalti si divertiva con il gioco d’azzardo.

Un recente ritrovamento a seguito di scavi archeologici portati avanti dagli studenti dell’Università di Roma 3 lo ha confermato. Tali scavi sono in corso da diversi anni nel parco archeologico del Colosseo, in collaborazione con la cattedra di Archeologia Medievale.

Una specie di tesoretto è stato ritrovato nel corso degli scavi localizzati nell’area davanti al settore meridionale dell’Anfiteatro. Nascosti e sigillati da depositi sedimentati di argilla, sono stati trovati: oltre duecento monete, dadi, e ossa di orso.

Presi separatamente e decontestualizzati, i ritrovamenti non sono straordinari, né unici. Lo diventano se consideriamo le tre cose insieme e in quel luogo specifico.

 

Romani giocatori d’azzardo

Questa scoperta ci racconta un’altra faccia degli spettacoli che si tenevano al Colosseo e di come si intrattenevano i romani dell’epoca. Gli spettatori infatti non solo si godevano gli eventi che si disputavano nell’arena, consumando cibo e bevande, ma scommettevano tra di loro sul finale. Proprio come oggi si scommette sul risultato di una partita di calcio. Magari in tempo reale come oggi si piazzano scommesse da una App di un casinò online AAMS.

Nello specifico il ritrovamento è stato fatto nel condotto fognario, e si riferisce all’ultimo periodo di vita del Colosseo. Siamo attorno al V secolo avanti Cristo, e la quantità delle monete rinvenute, lascia immaginare scambi molto frequenti tra gli spettatori. I resti ossei di un orso fanno inoltre pensare che tra i combattimenti ve ne fossero anche tra cacciatori e i grossi mammiferi. Siamo già in un’epoca, seguente a quella dei gladiatori, in cui non era più possibile far arrivare a Roma animali feroci come tigri e leoni. La presenza dei dadi, oltre che delle monete, inoltre fa pensare che il pubblico sugli spalti si dilettasse a sua volta a giocare. Magari nei tempi morti tra i vari combattimenti. E quello dei dadi, sin dall’antichità è stato un gioco d’azzardo molto praticato.

 

Dal panem et circences la passione per il gioco

La passione del popolo romano per il gioco affonda le sue radici nell’esigenza degli imperatori di governare un impero vasto e rabbonire la plebe. La locuzione panem et circenses fa riferimento proprio a questa pratica. Dalle lotte tra i gladiatori, ai combattimenti con gli animali, alle corse con le bighe, gli spettacoli divertivano il popolo e assicuravano i consenso. Ai giochi si affiancava la pratica di elargire il grano a prezzi più bassi, oppure regalarlo: il panem appunto.

A testimoniare il favore che godevano i giochi con vincite e scommesse fu creata, in età repubblicana, la Lex Tabularia. In essa venivano elencati tutti i giochi d’azzardo proibiti. Vi troviamo elencati: navia aut capita, ossia il testa o croce, i dadi, detti tesserae, la morra, diverse tipologie di dama (ludus latruncolorum), gli astragali. Questi ultimi erano una specie di dadi con 4 facce anziché 6. Venivano fatti con ossa di ovino, marmo, terracotta, avorio o metallo. Ma esistevano anche astragali in oro, in possesso dei più ricchi. Venivano lanciati anche per predire il futuro, oltre che per giocarvi d’azzardo.

Per quanto riguarda i dadi, spesso erano fatti di osso, ma non mancavano quelli di legno, di avorio o metallo. Non era raro che i romani li portassero legati con una cordicella alla loro cintura, per averli sempre a portata di mano. Insomma non si poteva mai sapere quando ti capitava una partitina!




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