ANNO 14 n° 115
Finte assunzioni per favorire l'immigrazione clandestina
Davanti al gup tre imprenditori, per due di loro sarą rito abbreviato a maggio

VITERBO – (b.b.) Avrebbero fatto arrivare in Italia decine di immigrati spacciandoli per lavoratori stagionali all’interno delle loro aziende agricole. Per due dei 37 imprenditori finiti nella bufera giudiziaria nel 2016 sarà rito abbreviato di fronte al giudice Francesco Rigato il prossimo 12 maggio.

Si tratta di due sardi titolari di un’azienda agricola attiva nel Comune di Blera rispettivamente di 55 e 47 anni che ''dietro l’acquisizione di un ingiusto compenso monetario, avrebbero fatto entrare illegalmente nel territorio nazionale cittadini extracomunitari, presentando fittizie richieste di assunzione di lavoratori stagionali''.

Di fronte al giudice, assieme al loro, ma con rito ordinario, anche un pastore originario di Nuoro, ma da anni residente nel viterbese, che allo stesso modo avrebbe spacciato per braccianti agricoli quelli che in realtà erano immigrati clandestini, pronti a sborsare fino a 2500 euro pur di entrare nei confini italiani. Classe 1947, l’uomo è lo stesso che lo scorso 9 ottobre è finito ai domiciliari per caporalato. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Viterbo e dal Nucleo Tutela del Lavoro di Roma, avrebbe costretto a lavorare per paghe da fame e senza regolare contratto giovani pastori provenienti per lo più dall’Africa del Nord. ''Stipati in un casale sudicio, senza vetri alle finestre né acqua potabile, di notte dormivano in stanzoni fatiscenti e di giorno lavoravano ininterrottamente'' avevano spiegato gli inquirenti all’indomani del suo arresto.

Ma questa è altra storia, per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, assieme agli altri due imprenditori sardi dovrà tornare in tribunale il 12 maggio.




Facebook Twitter Rss