ANNO 14 n° 88
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''Fede, forza e volontą'', trasporto di Santa Rosa
Fiore del Cielo svetta nelle vie
del centro grazie ai Facchini

Di Flavia Ludovisi

E con l’ordine finale di un emozionato Sandro Rossi ‘’per Santa Rosa, fuori!’’ si conclude anche per quest’anno il terzo trasporto di Fiore del Cielo. I facchini, stremati dall’ultimo tratto del percorso, escono da sotto la Macchina e si godono l’ennesimo trionfo.

E’ difficile spiegare a parole l’emozione che da oltre 750 anni coinvolge tutti i viterbesi. Chi non ha mai assistito a questo spettacolo può capire fino ad un certo punto. L’attesa, la banda, lo sciame di fazzoletti bianchi che si avvicina e infine la Macchina uniscono, nella giornata del 3 settembre di ogni anno, tutti i cittadini che, per Santa Rosa, ''so tutti de 'n sentimento’’.

Poco prima delle 21,00, nella chiesa di San Sisto, dopo aver sfilato per le vie della città, i facchini hanno ricevuto il primo 'articulo mortis' da parte del vescovo Lino Fumagalli che è al suo primo trasporto. Sistemati poi ognuno al proprio posto e 'accapezzati i ciuffi'', segue la famosissima esclamazione che più di ogni altra cosa fa emozionare gli spettatori della partenza: il ''sollevate e fermi'' del capo facchino.

Quest’anno la celebre espressione si è ripetuta ad ogni fermata, anche se, quella di porta Romana, in cui la Macchina viene sollevata per la prima volta, è un’altra storia.

Il percorso procede senza problemi, la folla è più calorosa che mai, e non c’è sosta – a piazza Fontana Grande, piazza del Plebiscito, piazza delle Erbe, al Suffragio e a piazza del Teatro – in cui il clamore e la gioia si affievoliscono. Striscioni, incitamenti, commozione e dedizione alla Santa, ma soprattutto ammirazione per questi cento uomini in bianco e rosso che oltre al peso della struttura, portano il peso, meno fisico ma forse più gravoso, di omaggiare la patrona rappresentando la città tutta.

Un ultimo corale ''Evviva Santa Rosa!'' a piazza del Teatro prima della salita e si parte: lo sforzo è immane, la fatica si legge negli occhi, ma è una fatica che la vista della chiesa di Santa Rosa, che si avvicina sempre di più, ripaga come nessuna altra moneta.

E infine, adagiata Fiore del Cielo sui cavalletti, gli abbracci, le lacrime di gioia e la commozione di tutti i facchini, dello staff, delle autorità e dei familiari, perché ogni trasporto è come se fosse il primo, non c’è distinzione tra i veterani e le spine.

‘’Evviva Santa Rosa… Evviva!’’, sempre.

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