ANNO 14 n° 116
Fa il nome del pusher e viene sequestrato e minacciato
La vittima minorenne in aula: ''Era sempre in compagnia di amici per spaventarmi''

VITERBO - (b.b.) Fa il nome del suo baby pusher ai carabinieri, che lo hanno sorpreso poco prima ad acquistare una dose di hashish vicino ai giardinetti Robinson, e viene sequestrato.

Protagonista della vicenda un 16enne residente nel viterbese, ma originario dello Sri Lanka che per giorni, all’inizio di quest’anno, sarebbe stato vittima delle minacce e delle pressioni del suo giovane spacciatore, sfociate poi in un sequestro di persona.

''Dopo aver scoperto che avevo parlato di lui in caserma ai carabinieri, ha cercato in tutti i modi di farmi ritirare la denuncia'' ha spiegato la giovanissima vittima in aula, palesemente scossa.

''Mi ha picchiato, minacciato, costretto a consegnare il mio telefonino e, un giorno, dopo che ci eravamo dati appuntamento alla fermata dei pullman di Riello per chiarire, mi ha preso per il giacchetto e detto ''Tu resti con me, fino a che non togli la denuncia'', lui stava con degli amici che hanno cercato di calmarlo dato che la situazione stava velocemente degenerando. Fortunatamente si sono messi a discutere tra loro e sono riuscito a scappare: mi sono nascosto a casa di un mio amico e per qualche giorno ho evitato di uscire e andare a scuola''.

Gli innumerevoli episodi, per cui il ragazzo di 19 anni è finito a processo ed è ancora agli arresti domiciliari, sarebbe avvenuti a cadenza quasi giornaliera tra il 14 gennaio, giorno del presunto scambio della dose di hashish, e il 30 dello stesso mese, quando poi sarebbe finito in manette.

Nell’arco di due settimane, come ha raccontato in aula la giovanissima vittima, ''lo incontravo fuori scuola. Ogni volta mi rivolgeva minacce e frasi minatorie: voleva che andassi dai carabinieri a ritrattare. Ero spaventato ma non ne ho parlato con nessuno’’. Fino a fine mese, quando, all’ennesimo incontro con il 19enne, il giovane avrebbe mandato un messaggio alla madre.

''Stavo per entrare a scuola, lui si è avvicinato a me, ha allontanato tutti i miei compagni di classe e una volta da soli mi ha costretto a seguirlo, prima ai giardinetti, poi al capolinea dei pullman. Sapevo quello che sarebbe successo e così nel tragitto ho inviato un messaggio in srilankese a mia madre: ''Sto a Riello, ci sta pure lui, chiama qualcuno''.''. E provvidenziale sarebbe stato l’arrivo dello zio e dei carabinieri: il giovane è ancora recluso agli arresti domiciliari. Di fronte al collegio deve rispondere di sequestro di persona, spaccio a minori e uso di violenza per costringere qualcuno a commettere un reato.




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