ANNO 14 n° 89
''Eravamo vicini di cella, da giorni accusava dolori al petto''
Per la Procura l'ex terrorista Luigi Fallico morto d'infarto in carcere
non avrebbe ricevuto un'adeguata assistenza, alla sbarra due medici

VITERBO – ''Eravamo vicini di cella ed erano giorni che accusava dolori al petto, alle spalle, alle braccia e alla testa. Con noi ne parlava, si confidava. Pochi giorni prima della sua morte si è anche accasciato a terra durante l’ora d’aria. Si vedeva che non stava bene, i medici gli hanno prescritto dei farmaci per la pressione alta. Ma non so quanto lo abbiano aiutato. Poi io faccio il taglialegna…''.

A parlare in aula degli ultimi giorni e istanti di vita di Luigi Fallico, l’ex terrorista delle brigate rosse morto a Mammagialla il 22 maggio del 2013, è un suo compagno di cella, oggi tornato libero e chiamato sul banco dei testimoni a raccontare la sua verità.

''Già dal 18 maggio aveva cominciato a lamentare i primi malesseri – ha proseguito – un paio di giorni dopo avevamo entrambi udienza a Roma per un processo che ci vedeva imputati: gli avevo detto di restarsene in cella a riposo. Non ha voluto ascoltarmi, ma a ritorno, la sera, già sull’auto blindata della penitenziaria ha cominciato a stare male. Siamo arrivati in carcere ed è stato portato in infermeria''.

Morto all’alba del 22 maggio nel suo letto, nella cella numero 25 della casa circondariale di Mammagialla, Fallico sarebbe stato stroncato da un infarto, così come ha confermato l’autopsia disposta al tempo dalla Procura. Ma per la sua morte sono finiti alla sbarra due medici in servizio nel carcere, Agostino Mecarini e Pier Paolo Marghiriti, imputati di omicidio colposo.

Secondo la Procura non avrebbero offerto al detenuto un’assistenza adeguata al suo stato di salute e soprattutto non ne avrebbero disposto il trasferimento in ospedale, che forse avrebbe potuto evitarne il decesso.

''Quella mattina ci siamo resi subito conto che qualcosa non andava - ha concluso il testimone - Luigi si svegliava sempre intorno alle 6. Erano passate e da lui nessun segnale. Pensavano dormisse. Invece non c'era più''.

Cinquantanove anni, Fallico era stato arrestato l’11 giungo 2009 con l’accusa di costituzione di banda armata. Era considerato uno dei fondatori delle nuove brigate rosse che stavano ogranizzando un attentato a La Maddalena, dove avrebbe dovuto svolgersi il G8 poi traferito a L'Aquila. Fu trasferito da Catanzaro a Viterbo nel 2010 poiché era sotto processo davanti alla Corte d’Assise di Roma.

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