ANNO 14 n° 89
''Ecco le buste paga, venivano pagati per quanto lavoravano''
L'imprenditore si difende davanti al gup, una delle vittima: ''Non so neanche come sia fatta''

ACQUAPENDENTE - (b.b.) Ha scelto di parlare e raccontare la sua verità. Per l'imprenditore 59enne di Acquapendente finito agli arresti domiciliari lunedì scorso con l'accusa di aver sfruttato la manodopera di alcuni migranti all'interno della sua ditta tagliaboschi, ieri mattina interrogatorio di garanzia di fronte al giudice. 

''Ha mostrato le buste paga - ha spiegato il suo legale, l'avvocato Enrico Valentini - si tratta di documenti in cui è scritto chiaramente come la retribuzione individuale per il mese passato per i suoi dipendenti fosse di 855 euro''. 

Una cifra che corrisponderebbe, secondo la difesa, alle ore effettivamente lavorate: ''I dipendenti che hanno sporto denuncia non andavano in cantiere ogni giorno, ma solo quando serviva - ha sottolineato l'avvocato Valentini - poteva trattarsi di pochi giorni al mese''.

Di tutt'altro avviso una delle presunte vittime del caporalato, che ha contattato la redazione di ViterboNews24: ''Non ho mai ricevuto una busta paga dal padrone - scrive - non so neanche come sembra (come sia fatta, ndr) una busta paga con lui. Quello che dice è tutto falso...colazione alle 7,30 al bar...quale bar?''.

Secondo la Procura, l'imprenditore, nonostante una prima denuncia sporta dai suoi dipendenti, avrebbe continuato a sfruttare la loro manodopera costringendoli ''a turni di lavoro massacranti per poco più di 150 euro al mese'': per questo lunedì mattina sono scattati per lui gli arresti domiciliari. 

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