ANNO 14 n° 88
Dal passato di Aldo Sassara spunta il giallo sulla morte di suo padre
Schiacciato dal trattore in ''circostanze misteriose'' mentre era in campagna con il figlio, oggi 77enne a processo per l’omicidio del cognato

TUSCANIA – (b.b.) ''Gli inquirenti archiviarono il caso come un incidente sul lavoro, ma la morte di nostro padre è sempre rimasta avvolta nel mistero''. È dal 10 settembre del 1968 che Impera Sassara, sorella 82enne di Aldo, oggi a processo per l’omicidio del cognato Angelo Gianlorenzo, si porta dentro questo dubbio lancinante.

''Era in campagna con mio fratello, quando improvvisamente sarebbe stato schiacciato dal trattore, mentre cambiava la punta dell’aratro ed era disteso a terra. Tra mio fratello e nostro padre non correvano buoni rapporti. Anzi, anche la sera prima della sua morte avevano litigato per la successione di alcuni pezzi di terra: ecco perché nei giorni successivi gli chiesi cosa avesse combinato, se avesse ammazzato lui nostro padre. Aldo è una persona fredda, prepotente e avida. Sempre affamato di roba e soldi, si sente padrone di tutto''. Davanti ai giudici della Corte d’Assise, è un fiume in piena la vedova di Angelo Gianlorenzo, trovato cadavere nelle campagne alle porte di Tuscania, in località San Savino, il 14 agosto del 2016. Sul rapporto con suo fratello, unico imputato per la morte del marito, non risparmia racconti e aneddoti: ''Qualche giorno prima dell’omicidio, il figlio di Aldo era venuto in casa mia a minacciarci. Non voleva che andassimo avanti con una denuncia relativa ad un loro abuso edilizio, ce l’avrebbe fatta pagare – ha spiegato la donna – ecco perché ero sempre più preoccupata su quanto potesse succedere ad Angelo. La domenica andava sempre da solo in campagna ad accudire pecore e galline, mentre gli altri giorni era accompagnato da nostri figlio, ormai in pensione''.

E proprio in una caldissima domenica di agosto di tre anni fa si sarebbe consumato il suo feroce assassinio.

''Mi chiamò mia madre preoccupata per la prolungata assenza del babbo – ha proseguito il figlio di Gianlorenzo, ex maresciallo della Guardia di Finanza – così sono andato immediatamente a cercarlo: arrivato a San Savino, trovai il cancello aperto, le galline ancora chiuse nel recinto, la porta del casale aperto. L’ho chiamato, ma non mi rispondeva. Fino a che non l’ho visto''.

Disteso a terra a pancia in su, con le braccia e le gambe divaricate e la camicia slacciata, Gianlorenzo sarebbe stato massacrato con un corpo contundente e lasciato a terra senza vita dopo che il cuore, non reggendo al forte stress psicofisico, avrebbe smesso di battere.

''Sono corso da lui, ma non aveva più polso. Così ho chiamato mia sorella e i carabinieri''.

Attorno al corpo chiazze di sangue, una falcetta, il cappello, le scarpe, la dentiera e una serie di banconote e monete sparse. ''In tutto circa 55 euro, esattamente quanto ammontava la multa che mio zio, insieme a noi, era stato costretto a pagare per via dell’erba incolta''.

Per l’accusa, il 77enne Sassara avrebbe ucciso il cognato per dei vecchi rancori, mai sopiti, su proprietà immobili e di terreni.

''E’ dal ’68 che andiamo avanti a litigare – ha concluso l’83enne Impera – quella mattina glielo dissi a mio marito. ''Occhio che oggi te possono ammazza''''. Un triste presagio, trasformatosi in realtà.

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