ANNO 14 n° 116
Dal carcere di Regina Coeli Andrea Landolfi sceglie di non parlare
Ieri l'interrogatorio di garanzia per rogatoria, il 30enne fa scena muta di fronte al giudice

RONCIGLIONE – (b.b.) Pochi minuti e l’interrogatorio di garanzia per Andrea Landolfi si è concluso: il 30enne, unico indagato per la morte della fidanzata Maria Sestina Arcuri e da mercoledì scorso in carcere, ha scelto infatti di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Scena muta di fronte al giudice che, per rogatoria ieri mattina, avrebbe voluto interrogarlo e sentire la sua versione su quanto accaduto all’interno dell’appartamento in via Papirio Serangeli, a Ronciglione, lo scorso 3 febbraio.

Ma su consiglio del proprio legale, l’avvocato Luca Cococcia, Landolfi ha scelto di non parlare, ''almeno fino a quando non avremo a disposizione tutti gli atti che la Procura ha in mano'', commenta il difensore.

Nel carcere romano di Regina Coeli da quattro giorni, Landolfi è accusato dell’omicidio volontario della fidanzata e di omissione di soccorso. Perché, secondo la Procura, non solo al culmine di una lite avrebbe sollevato di peso Maria Sestina e la avrebbe gettata oltre il parapetto delle scale, ma avrebbe anche evitato di chiamare l’ambulanza per alcune ore, lasciando la 26enne a letto preda di nausea e fortissimi dolori alla testa e all’addome.

Per il procuratore capo Paolo Auriemma non ci sarebbero dubbi sulla sua responsabilità: ''Tutte le prove raccolte – ha sottolineato - portano a lui e trovano riscontro nella ricostruzione dell’episodio fatta dal tribunale del Riesame. Una ricostruzione impeccabile in cui ogni elemento si incastra a perfezione''.

''La natura delle lesioni sul corpo della giovane Maria Sestina, le intercettazioni sul cellulare dell’indagato, la testimonianza dei presenti: tutto porta a Landolfi''.



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