ANNO 14 n° 88
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''Da Renzi scissione incomprensibile,
ma guai al ritorno della cosa rossa''
A Mugnano l'area popolare del Pd avverte: ''Saremo guardiani dentro il partito''. Bonafč, Guerini e Sassoli critici sull'ex segretario

di Simone Lupino

BOMARZO - Europa, economia circolare, innovazione in agricoltura e giovani i temi in programma. Ma tra questi era inevitabile che alla scuola di formazione politica in corso a Mugnano in Teverina (stamattina la chiusura con il ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola) si finisse a parlare anche di Matteo Renzi e della sua decisione di lasciare il Pd per fondare un nuovo partito. 

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Giornata intensa ieri a Palazzo Orsini per i partecipanti alla tre giorni organizzata dal Centro studi Aldo Moro. Tra i relatori volti noti come quello dell’europarlamentare i Simona Bonafè, il ministro della difesa Lorenzo Guerini e il presidente dell’europarlamento David Sassoli. I primi due, renziani della prima ora. Nessuno tuttavia si è sottratto alla domanda sull’ex segretario. ''Incomprensibile'', secondo il giudizio più diffuso, la scelta di andarsene. ''Ma guai – ha sottolineato Giuseppe Fioroni, nella veste di intervistatore – se ora senza Renzi dovessimo assistere al ritorno della cosa rossa. In quel caso non solo avrebbe avuto ragione chi ci ha lasciato, ma ce ne andremmo anche noi''. E poi ha avvisato: ''Saremo i guardiani del partito''.

''Per me sono stati giorni complicati, il mio percorso politico è nato con Renzi, su quel camper, nel 2012 - ha detto Simona Bonafè, ricordando la campagna elettorale delle primarie contro Bersani -. Ma ho deciso di restare nel Pd. Resto perché penso che oggi non ci sia bisogno di nuovi partiti o partitini, e perché ritengo che il progetto del Pd, nato nel 2007 per tenere insieme i riformismi della sinistra italiana in un unico contenitore, sia ancora valido. Adesso sono in minoranza, ma quel partito deve continuare ad essere plurale''. Sul governo giallo-rosso (o ''giallo-rosa'' come invece preferisce chiamarlo Fioroni) Bonafè ha affermato che 'è stata una strada obbligata, tutta in salita, ma l’alternativa era peggiore: sarebbe significato uscire dall’Europa, a questo ci avrebbe portato il progetto di Salvini. Noi, invece, abbiamo messo su questo governo per rimanere in Europa e per provare a far crescere il Paese''.

Ancora più critico il giudizio del ministro della Difesa Lorenzo Guerini sulla nascita di Italia Viva: ''Questa scissione è incomprensibile. Il mio rapporto di amicizia con Matteo è noto, ma si deve distinguere il tema della politica da quello personale. Non c’è una questione reale su cui si sia consumata una rottura''. Una scelta senza logica difficile da comprendere, ''soprattutto nel momento in cui ci troviamo davanti a uno sforzo importante, con la nascita di un governo formato con forze avversarie di un passato recente''. ''Le divisioni – ha aggiunto Guerini - non hanno mai potato bene al nostro campo.  Mi domando: si tratta di un nuovo soggetto che dovrebbe rappresentare il centro? La vedo una discussione pigra, posta in questi termini. Il tema non è questo. Il tema è realizzare un partito che abbia l’intenzione di parlare a tutto il Paese. I partiti personali da sempre nascono, fanno un turno elettorale, mai poi non hanno una grande fortuna''.

Non ha risparmiato critiche alla decisione dell’ex segretario del partito, David Sassoli: ''Dall’osservatorio di Bruxelles vediamo sempre un’Italia viva – ha detto usando un gioco di parole il presidente del parlamento europeo -. In politica è finita l'era dell’autoreferenzialità e dell’autosufficienza. Certo, se le persone decidono di andarsene non le puoi trattenere. Sarebbe utile al dibattito se Renzi spiegasse il motivo della sua scelta, ma non c’è. Di sicuro non può essere quella del fuoco amico. Al di là di questo, non penso che questa operazione rappresenti un elemento di intralcio rispetto a una azione di governo di cui tutti sentono l'importanza''.

Oltre agli iscritti e ai rappresentanti locali del Pd, da segnalare a Mugnano la presenza in prima fila del prefetto Bruno. Non poteva passar inosservata, ioltre, la figura di Filippo Rossi. Il patron di Caffeina si è aggirato a lungo tra il cortile e i splendidi saloni di Palazzo Orsini, non si sa se per ascoltare i relatori o invece in cerca di nuove location dove ambientare le sue iniziative culturali.

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