ANNO 14 n° 110
Contratto Lago di Bolsena, un'assemblea per parlarne
La proposta del Club per l'Unesco Viterbo Tuscia

BOLSENA – Riceviamo e pubblichiamo da Luciano Dottarelli, Presidente Club per l’UNESCO Viterbo Tuscia:

Il Club per l’UNESCO Viterbo Tuscia, in quanto coordinatore delle associazioni firmatarie del Contratto del lago di Bolsena, fiume Marta e costa tirrenica di Tarquinia, ha proposto al Presidente della Provincia di Viterbo, che si è sollecitamente adoperato in questo senso, di organizzare presso la sede di Palazzo Gentili, un’assemblea di tutti i soggetti sottoscrittori per assumere le opportune determinazioni in merito al recente Avviso pubblico emanato dalla Regione Lazio per il 'Sostegno al processo per la sottoscrizione dei Contratti di Fiume', finalizzato alla promozione ed incentivazione dei Contratti di Fiume, Lago, Foce e Costa.

La riunione - che si terrà lunedì 22 luglio alle ore 10,30 a Palazzo Gentili, sede della Provincia – servirà a valutare e decidere le modalità di partecipazione al bando regionale che scade il 10 settembre 2019. L’Avviso pubblico sostiene finanziariamente il processo per la sottoscrizione dei Contratti di Fiume avviati e che riguardano in tutto o in parte il territorio della Regione Lazio, al fine di dare loro piena esecutività. I Progetti ammissibili al sostegno finanziario sono quelli dei Contratti di Fiume (o di lago, foce e costa) che al momento della presentazione della Domanda via PEC abbiano completato la Fase A (avvio del Contratto di Fiume).

A partire dal 2017 i soggetti promotori e animatori del Contratto del lago di Bolsena – e in prima fila le associazioni della cittadinanza attiva - hanno impegnato competenze culturali, scientifiche e tecnico-programmatiche per svolgere, in modo del tutto volontario, un intenso lavoro di sensibilizzazione, comunicazione e formazione, che è decisivo per uno strumento di programmazione che scommette sulla partecipazione della comunità locale secondo modalità diffuse e a partire dal basso. Questo lavoro ha portato anche a completare la prima fase del processo costitutivo e a soddisfare il requisito di base per l’ammissibilità al bando regionale: «la sottoscrizione di un Documento (o manifesto) di Intenti da parte di una pluralità di promotori che contenga le motivazioni, le criticità specifiche del territorio interessato, la metodologia di lavoro condivisa e gli obiettivi generali».

Nel Manifesto d’Intenti, sottoscritto da circa 40 soggetti, sono ben evidenziati i principali elementi della pressione ambientale sul distretto idrografico, connessa principalmente: alla presenza di scarichi civili e agricoli con significativo afflusso di nutrienti in eccesso (in maggiore misura, azoto e fosforo) e fenomeni di spinta eutrofizzazione; alla mancanza del collettore circumlacuale sul versante a ponente, unitamente ad uno scarso controllo degli scarichi abusivi; alla modificazione dei regimi idrologici naturali, a causa della sottrazione forzata di grandi volumi d’acqua dolce dai corpi idrici scolanti; all’abbassamento della falda dovuto all’emungimento forzato per usi irrigui; ai fenomeni erosivi lungo le sponde; allo sviluppo non opportunamente regolato delle attività sul bacino (in particolare il riferimento è ai problemi, più recentemente emersi, della geotermia nell’area dell’Alfina e della monocoltura dei noccioleti).

L’iniziativa dei soggetti promotori ha contribuito anche a far sì che lo strumento del Contratto di fiume risultasse modulato sulle specifiche esigenze territoriali: infatti l’Avviso regionale valorizza l’idea che esso sia utilizzabile non solo per i fiumi ma anche per laghi, foci e coste.

La riunione del 22 luglio deve aprire una nuova fase, in cui ad essere protagonisti siano

soprattutto i Comuni e i soggetti istituzionali: la partecipazione all’Avviso regionale richiede infatti una struttura organizzativa che le associazioni della cittadinanza attiva non possiedono. Esse potranno continuare a fornire stimolo, competenze e supporto, adesso è però il momento che soprattutto gli enti territoriali facciano valere le loro capacità propositive ed organizzative.

È evidente a tutti che gli interventi necessari per la tutela di un bene comune come il distretto idrografico del Lago di Bolsena non possono ricadere finanziariamente sulle spalle delle piccole comunità del territorio. Il collettore fognario circumlacuale del Cobalb che raccoglie gli scarichi civili dei Comuni del Lago e li depura nell’impianto di Marta fu realizzato a cavallo degli anni ’80 e ’90 con fondi FIO, il Fondo per gli investimenti e l’occupazione, creato nel 1982 e gestito dal Ministero del Bilancio per il finanziamento di opere pubbliche di elevata produttività sul piano economico e occupazionale.

Aldilà delle carenze che, con il passare degli anni, si fanno sentire sempre di più, quello è stato l’unico vero intervento infrastrutturale sovracomunale realizzato sul territorio, che ha avuto un’importanza fondamentale per la tutela e la valorizzazione turistica ed economica dell’area. Esso fu reso possibile dalla sinergia e dalla capacità di attivarsi con lungimiranza e spirito concorde da parte delle comunità locali e dei loro rappresentanti istituzionali, che reagirono e si impegnarono in maniera propositiva di fronte al progressivo degrado delle condizioni ecologiche di un lago che in quegli anni era giunto addirittura ad essere dichiarato interamente vietato alla balneazione a causa degli scarichi civili.

Oggi le condizioni di fatiscenza e incompletezza del sistema di depurazione e le altre criticità che minacciano il bacino richiedono non soltanto di tenere alto il livello di attenzione e di sollecitazione nei confronti degli enti sovraordinati, a partire dalla Regione, ma anche di dimostrare autonome capacità di programmazione e proposta in modo da creare le condizioni concrete perché i fondi necessari agli interventi di tutela possano essere efficacemente attinti dai canali di finanziamento regionale, nazionale, europeo che, come tutti auspichiamo, dovrebbero privilegiare la progettualità integrata, ad alta sostenibilità ambientale e con forte ricaduta occupazionale.




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