ANNO 14 n° 111
Con Camilli per vincere ancora
Pubblico, impianti e sostegno: la nuova sfida di una città tra i pro'

di Andrea Arena

VITERBO – Il sorriso di due generazioni di Camilli, il capostipite Piero e il giovane Luciano, con la coppa in mano, nel verde dello stadio Rocchi – la casa di tutti i tifosi della Viterbese – è un’immagine che può aprire un’epoca. E che dà fiducia. Fiducia in un lungo e proficuo matrimonio tra questa famiglia di Grotte di Castro e il capoluogo della Tuscia, all’insegna del calcio, certo, ma anche dello sviluppo in generale.

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Qualcuno storce il naso di fronte al metodo Camilli. Troppo duro, troppo autoritario, troppi colpi di testa, troppi ragionamenti fatti di pancia e non con le sinapsi. Punti di vista. Certo, questo imprenditore che partendo dal nulla ha costruito un impero economico (la Ilco, industria leader della lavorazione delle carni ovine, e uno sterminato patrimonio immobiliare), che è da dieci anni sindaco del suo paese, che è stato assessore in Provincia e presidente del consiglio provinciale, può piacere o non piacere. Ma che sia un vincente c’è da poco da dire. Ne sanno qualcosa i tifosi gialloblu, appunto, che hanno dovuto attendere l’arrivo del Comandante per tornare a festeggiare qualcosa: due campionati vinti, e uno sfiorato, in tre stagioni, il ritorno nel calcio professionistico, i sogni sfrenati di un futuro ancora più esaltante.

Ma torniamo in quel sorriso di domenica sera allo stadio. In quel preciso momento, molti dei presenti, hanno avuto l’impressione che tra i Camilli e Viterbo sia davvero scattata qualcosa. Che si siano rotti anche gli ultimi ostacoli, che il rapporto sia entrato davvero in una fase intensa per entrambe le parti.

Sì, Camilli è pronto per vincere ancora, e ancora qui. Magari per portare la Viterbese laddove non è mai stata, quella serie B sfuggita un paio di volte in passato. E non è soltanto una questione tecnica – l’accordo con Ferdinando Sforzini è solo il primo di una serie di ingaggi per rafforzare la rosa in vista della Lega Pro – ma anche di tutto il resto. Già, perché superati i festeggiamenti, che comunque dureranno ancora a lungo, bisognerà andare oltre.

E qui si torna da capo. Viterbo deve dare delle risposte alla fame di vittoria del patron. In termini imprenditoriali, certo, affiancando e sostenendo una realtà vincente come quella gialloblu: e dunque, sponsor e accordi commerciali. In termini di presenze allo stadio, nota dolente della piazza da sempre, purtroppo, e riemersa anche domenica: i quattrocento che hanno seguito la squadra a Casal del Marmo, in fondo erano quelli che poi hanno festeggiato anche al Rocchi, aspettando l’arrivo del pullman coi giocatori. Pochi, troppo pochi per una città di sessantacinquemila abitanti e per una provincia di oltre 300mila: e proprio dalla provincia, dal resto della Tuscia, ci si aspetta qualche spettatore in più l’anno prossimo. Per il richiamo della Lega Pro e di sfide affascinanti con grandi squadre o anche soltanto ''per vedersi una bella partita’’.

C’è poi la terza questione da affrontare, quella se vogliamo più delicata. E che sta nei rapporti col Comune. I contatti tra il sindaco Michelini e il Comandante sono cordiali e di lunga data, e questo è un buon punto di partenza. Lo stesso primo cittadino ha già dato la sua disponibilità ad approfondire il discorso e a venire incontro alle esigenze del club. Quali? Sicuramente la necessità più urgente è quella di trovare un campo d’allenamento (preferibilmente in sintetico) in vista della prossima stagione. E dunque, un campo già esistente da mettere a posto, o meglio ancora una struttura nuova, che possa diventare un quartier generale per la Viterbese e il settore giovanile. Senza impianti non si può pensare di affrontare un mondo come quello dei pro’, dove l’organizzazione e la logistica contano quanto l’aspetto tecnico, se non di più. Ci sono esempi d’eccellenza (è il caso di Novara, col suo Novarello) che probabilmente qui a Viterbo non si potranno raggiungere, ma sarebbe comunque possibile creare qualcosa di serio, ben fatto e soprattutto utile. La Viterbese, d’altronde, non ha mai avuto qualcosa di ‘’suo’’, di sua proprietà. Un immobile, cioè, o un terreno, che oltre ad aumentare il valore del club è qualcosa che esiste, si può toccare, che resterebbe negli anni. E che magari potrebbe convincere Camilli a non lasciare più questa città.

Il Comune, in questo senso, può fare molto, sia a livello pratico (autorizzazioni e scartoffie varie) sia a livello di azione morale. E qualcuno si aspetta da Michelini delle parole chiare già durante la cerimonia ufficiale di premiazione alla squadra e alla società, che a Palazzo dei Priori stanno preparando e che si terrà nei prossimi giorni, forse nel cortile del palazzo o in una delle sale.



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