ANNO 14 n° 110
Chiude nell’armadio il fidanzatino della figlia ubriaco, a processo
Il carabiniere: ''Lo abbiamo liberato, ma non siamo riusciti a svegliarlo''

VITERBO – ''Lo abbiamo liberato dall’armadio in cui era chiuso, ma non siamo riusciti a svegliarlo''. E’ il comandante dei carabinieri di Caprarola a raccontare gli attimi del ritrovamento del giovane A.. 17 anni appena e un tasso alcolico nel sangue da far impallidire gli stessi soccorritori del 118. ''Era rannicchiato a terra, con addosso solo le mutande, completamente nudo, in stato di semi incoscienza''.

È il 28 ottobre del 2012 e A. viene invitato a casa della fidanzatina per una cena di compleanno. Ma finiti i festeggiamenti, di lui si perde ogni traccia.

''Ero preoccupatissima – spiega la madre – per questo la mattina dopo sono andata a casa di G.: si sono negati, mi hanno detto che lì non c’era, mi hanno addirittura sbattuta fuori. Ho dovuto chiamare i carabinieri''.

E sarebbero stati proprio loro, intervenuti immediatamente, a ritrovare il giovane all’interno dell’armadio. Ubriaco e nudo. Forse il risultato di una notte brava tra alcol e fumo.

Per questo ora la madre della ragazza è alla sbarra: unica maggiorenne all’interno dell’appartamento, deve rispondere di sequestro di persona e omissione di soccorso.

Ieri, davanti al collegio di giudici, i testimoni di accusa e difesa. Tra cui la sorella più grande di G.: ''Avevamo finito di guardare un film, mamma era andata a dormire, così abbiamo deciso di bere un po’''. In casa solo superalcolici da gradazioni che si aggiravano intorno ai 95 gradi. ''Abbiamo finito la bottiglia, eravamo ubriachi. Parecchio. Terminate le sigarette, ci siamo messi a dormire''. Tutti e tre giovanissimi, nessuno di loro ancora maggiorenne.

''La mattina dopo ho sentito mamma parlare con qualcuno, era la madre di A. che era venuto a cercarlo - spiega la figlia maggiore dell’imputata – nessuno d’altronde sapeva che aveva passato la notte lì. È stato lui a chiederci un posto dove nascondersi, non voleva farsi vedere dalla madre in quelle condizioni''.

E così, secondo quanto riferito dalla ragazza, sentita come testimone della difesa, sarebbe stata proprio la stessa vittima a chiedere di essere chiusa in mutande nell’armadio, ''in stato di semi incoscienza'', come ha sottolineato il carabiniere.

Si tornerà in aula a gennaio.




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