ANNO 14 n° 115
Chiesti 135 anni di carcere per la banda di Giuseppe Trovato e Imail Rebeshi
Per i pm ''fu mafia''. Le pene maggiori per i vertici del sodalizio: 20 anni ciascuno

VITERBO – (b.b.) Mafia viterbese, chiesti 135 anni di carcere e 96mila euro di multa.

Da una parte la metodologia della ‘ndrangheta. Dall’altra la violenza tipica della criminalità albanese. Da una parte il 45enne Giuseppe Trovato. Dall’altra il 37enne Ismal Rebeshi. Sotto di loro una banda pronta a tutto pur di controllare il territorio viterbese.

Ne sono convinti i pubblici ministeri Giovanni Musarò e Fabrizio Tucci, che ieri, dopo oltre otto ore di discussione, per dieci dei tredici arrestati dell’operazione Erostrato hanno chiesto condanne pesantissime.

Nello specifico, per Giuseppe Trovato hanno chiesto 20 anni di reclusione e 20mila euro di multa, per Ismail Rebeshi 20 anni e 20mila euro, per Sokol Dervishi divenuto collaboratore di giustizia dallo scorso ottobre, 8 anni, per Spartak Patozi 16 anni e 20mila euro, per il fratello Shkelzen 14 anni e 10mila euro, per Gazmir Gurguri 10 anni e 8 mesi, per Gabriele Laezza 14 anni e 16mila euro, per Fouzia Oufir 10 anni, 8 mesi e 10mila euro, per Luigi Forieri 12 anni e 4 mesi e per Martina Guadagno 9 anni e 4 mesi di reclusione.

Un piccolo gruppo, ''ma dalla spiccata forza intimidatrice'' e dall’efferata violenza, che per mesi, fino al maxi blitz dei carabinieri del 25 gennaio del 2019, avrebbe messo a ferro e fuoco la città, con attentati incendiari, minacce, pestaggi, spedizioni punitive e teste d’agnello fatte recapitare alle malcapitate vittime. Tutte ''colpevoli'' di ostacolare i piani criminali della banda, indirizzati al controllo delle principali attività economiche della Tuscia e dello spaccio di droga.

''A legare i sodali tra loro c’era un forte vincolo associativo – ha sottolineato l’accusa – l’intero gruppo era a completa disposizione dei capi e questi ultimi sapevano di poterci fare affidamento''.

Accusati di far parte di un’associazione mafiosa, hanno tutti scelto la strada del rito abbreviato, che in caso di condanna, permetterà loro di ottenere fino ad un terzo di sconto di pena. Ieri le richieste dei pm.

''Trovato voleva controllare il territorio, imporre rispetto e onore. Voleva gestire come gestiscono le forze dell’ordine, però in un altro modo - aveva spiegato il 34enne Dervishi al pubblico ministero Fabrizio Tucci, lo scorso ottobre, divenendo così collaboratore di giustizia. ''Tra lui e Rebeshi era intervenuto un accordo, per cui Trovato aiutava Rebeshi a controllare il mercato della droga a Viterbo e Rebeshi, con i suoi uomini, aiutava Trovato ad incendiare i negozi e le auto dei concorrenti dei Compro Oro’’. ‘’Perché si sa, una mano lava l’altra''.

Delle dichiarazioni, quelle di Dervishi, che hanno blindato l’intero impianto accusatorio, ma per le quali i pm tengono comunque a sottolineare: ''Ancor prima della sua confessione, il materiale probatorio raccolto a carico della banda era più che corposo''.

Si tornerà in aula per discutere la posizione delle 19 parti civili il prossimo 20 marzo, a distanza di undici giorni dall’apertura del processo di fronte al tribunale di Viterbo per i tre arrestati che hanno optato per il dibattimento: Manuel Pecci, Emanuele Erasmi e Ionel Pavel. Gli unici a non dover rispondere del 416 bis, l’associazione mafiosa.



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