ANNO 14 n° 115
Centro commerciale all'ex Mineral Neri, ''Pił servizi e pił posti di lavoro''
Gruppo senza Frontiere spiega la sua posizione

CAPRANICA - Riceviamo e pubblichiamo dal ''Gruppo senza frontiere'':

La scelta è stata fatta, giusta o sbagliata, vincente o perdente, solo il tempo potrà sentenziarlo. È stata una scelta che ha richiesto molto tempo, perché non voleva essere dettata da l’istinto ma dalla raccolta di dati ed informazioni, dettata da precisi obiettivi, quali la riqualificazione di un’area in stato di abbandono e da ormai quasi 2 lustri, per proseguire l’opera di riqualificazione del nostro territorio già in atto altrove, come sistemazione boschetto, parco pubblico, ex mattatoio e acquaforte, ed altre in procinto di partire; l'opportunità di creare posti di lavoro; la possibilità di ampliare i servizi a disposizione dei cittadini. E non ultimo la possibilità di realizzare nuove opere pubbliche grazie ai 300000€ di contributo straordinario (questo è il nome che assume legalmente l’importo che dovrà versare la proprietà).

A differenza di ciò che si vuol far credere però, non è stata una scelta di 8 persone, ma una scelta pienamente avvallata e condivisa con un gruppo, “senza frontiere”, un gruppo eterogeneo che ha snocciolato in questi mesi, pro e contro, fino alla decisione di sostenere la scelta difficile dei nostri amministratori, perché amministrare non vuol dire compiacere tutti, bensì prendersi delle responsabilità e fare scelte nell’interesse del paese intero.

Ciò che più dispiace però, è che il primo permesso a costruire arrivato, sia stato quello per costruire muri, barriere. Muri tra compaesani, muri tra amici, muri tra famiglie e all’interno delle stesse famiglie. Muri tra chi legittimamente può temere per i propri affari e le proprie attività, molto spesso frutto di sacrifici partiti già dai loro nonni , e tra chi, altrettanto legittimamente, crede di poter migliorare il tessuto socio/economico del paese arricchendolo di ulteriori servizi e posti di lavoro. Muri eretti ad arte da abili mani, in grado di plasmare il timore e l’incertezza della gente, in impenetrabili file di selci. E da dietro quelle barricate, si è passati dal “centro commerciale si-centro commerciale no”, al io contro te, tutto questo sfruttando timori e frustrazioni per precise logiche individuali di pochi politicanti. Si è creata una battaglia laddove, per natura, il capranichese ha invece sempre saputo trovare un incontro. Ecco, per noi è qui che un paese ha perso, non nella realizzazione di un centro commerciale, ma nella perdita della propria identità.

“Senza frontiere” si auspica, e farà il possibile da parte sua, per ripristinare quel clima di serenità che ci ha contraddistinto in questi 30 anni.




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