ANNO 14 n° 116
La centrale Enel di Montalto di Castro
Centrale Enel, dal metano all'immondizia
L'impianto di Montato di Castro potrebbe diventare un mega termovalorizzatore

MONTALTO DI CASTRO - Dal nucleare ai rifiuti passando per il metano. Potrebbe essere questa la parabola della centrale Enel di Pian dei Gangani, a Montalto di Castro. Un mostro a otto teste (quanti sono i turbogas) al quale, come nei riti arcaici, sono state sacrificate svariate decine di migliaia di miliardi di vecchie lire. Nato per essere il più grande impianto termoelettrico d'Europa, con una potenza di 3.600 Mw, ha avuto una vita breve, brevissima. E' stato ''suicidato'' ancora bambino dalla stessa Enel perché produceva energia a un prezzo esorbitante. Fuori mercato.

I vertici dell'azienda elettrica si sono così spremute le meningi per trovare in cosa e come riconvertire l'impianto. Avrebbero potuto proporre il carbone ''pulito'', com’è già avvenuto con la vicina centrale di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia. Invece no. Sono andati, o starebbero per andare oltre: la centrale ''Alessandro Volta'' potrebbe diventare un termovalorizzatore. Cioè un mega inceneritore di rifiuti. Il più grande e potente mai realizzato in Europa e, probabilmente, al mondo. Un marchingegno che mangia immondizia ed espelle energia elettrica a buon mercato. Due piccioni con una fava: eliminare il problema dello smaltimento dei rifiuti almeno in tutto il Lazio e rivitalizzare una struttura sulla quale l'Enel ha perso una barca di miliardi e anche la faccia.

Ad aprire uno spiraglio all'operazione, secondo quanto si è appreso, sarebbe stato il cosiddetto decreto ''Sblocca Italia'' varato dal governo Renzi. E, sebbene a livello informale, la riconversione della riconversione dell'impianto avrebbe già ottenuto, se non proprio dei benestare, almeno delle espressioni di attenzione. Creerebbe posti di lavoro; farebbe risparmiare le ingenti somme attualmente spese per inviare i rifiuti made in Italy in mezza Europa; ridurrebbe i costi di produzione dell'energia.

I sindacati e le amministrazioni locali del circondario, che all'epoca dell’infinito cantiere termonucleare prima e termoelettrico dopo divennero ricchi, potenti e riveriti, hanno drizzato le antenne e già volgono lo sguardo a spiare le intenzioni di quei rompi balle degli ambientalisti, animalisti, naturalisti, ecologisti, salutisti e di tutti gli ''isti'' che, nell’opposizione al mega termovalorizzatore, potrebbero trovare una nuova e inattesa ragion d'essere.

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