ANNO 14 n° 110
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''Caso Riina? Una pierinata''
L'ex magistrato Giuseppe Ayala ospite della serata conclusiva del festival

VITERBO - Ombre Festival, Giuseppe Ayala ospite della serata conclusiva della kermesse. 72 anni, ex magistrato, un passato in politica prima come deputato e senatore, poi come sottosegretario nei governi Prodi e D'Alema, Ayala è stato giudice a Palermo nel pool antimafia e pm di punta nelle indagini e nel maxi processo. Amico personale di Falcone e Borsellino, ieri sera ne ha ricordato le figure sul palco di piazza del Plebiscito. Proprio ai due magistrati uccisi nelle stragi del '92 è stata dedicata questa seconda edizione del festival organizzato dall'associazione Mariano Romiti.

Questa sera ad Ombre Festival per ricordare Falcone e Borsellino. Per lei, soprattutto, una storia di amicizia.

''Una storia di amicizia attraverso la quale trovo conferma che invecchiando i freni inibitori si mollano. Per me il 23 maggio e il 19 luglio, ogni anno che passa, sono giorni sempre peggiori. Li vivo in maniera più emotiva. Sono qui per ricordarli, non solo come magistrati ma come uomini. La loro qualità più significativa''.

Sono passati 25 anni, secondo lei è cambiato qualcosa nelle coscienze delle persone?

Sì. Sinceramente mi sarei aspettato qualcosa di più e di meglio, però obiettivamente non c'è paragone. Specialmente in Sicilia. La situazione nella società civile è migliorata rispetto a quando abbiamo cominciato noi negli anni '80. All'epoca c'era un'assoluta inconsapevolezza del fenomeno mafioso, non se ne parlava, era opportuno fare finta che non ci fosse... Oggi c'è il ruolo significativo della scuola, lo sottolineo sempre. Io passo la maggior parte del mio tempo andando nelle scuole e nelle università, in tutta Italia, a parlare con i giovani. Ci vado perché mi invitano gli insegnanti, segno che c'è attenzione e sensibilità. E' una cosa che trovo estremamente positiva.

Facciamo molto anche con la fondazione Falcone, di cui sono 'indegnamente' vicepresidente, che è la realizzazione di una frase del grande scrittore siciliano Gesualdo Bufalino: una volta una giornalista gli chiese cosa bisognava fare per combattere la mafia e lui rispose 'Bisogna assoldare un esercito di insegnanti'. Aveva capito tutto.

Molto spesso si trova a parlare con dei giovani. Quale è la reazione?

''In genere quando vado è perché i professori hanno avuto la sensibilità di promuovere l'incontro che solitamente avviene alla fine di un percorso di lezioni e letture. Trovo ragazzi che nel '92 non erano ancora nati, non c'è dubbio, ma grazie agli insegnanti hanno già acquisito una conoscenza ed una consapevolezza di quei fatti. Quando arrivo approfondiamo alcuni aspetti e rispondo alle loro domande, umanamente interessanti e quasi mai banali. Credo che la scuola sia il veicolo migliore perché la battaglia vera non è solo quella repressiva, ovviamente anche quella deve funzionare, ma culturale.

La sentenza della Cassazione rispetto al diritto di Riina per una morte dignitosa. Quale è il suo pensiero?

''Normalmente non ho peli sulla lingua: la Cassazione ha fatto una 'pierinata'. C'era un provvedimento del giudice di sorveglianza di Bologna, competente sulla vicenda di Riina e del suo stato di detenzione al 41 bis, la cui motivazione non è stata perfetta, 'da manuale'. Loro hanno ritenuto di annullare il provvedimento, rinviandolo allo stesso giudice che è stato invitato a fare una motivazione più completa... Della serie: se la potevano risparmiare, lo dico con chiarezza. Perché? Le cure che vengono garantite a Riina sono estremamente idonee. Faccio un'osservazione banale: una persona normale vive a casa sua e se sta male viene portata in ospedale. Se si chiama Salvatore Riina, invece, dall'ospedale la vogliano portare a casa... Devo commentare ulteriolmente?''.




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