ANNO 14 n° 116
Caso Manca, chiesti 4 anni e mezzo per la Mileti
La donna è accusata di aver ceduto al medico la dose letale di eroina

VITERBO – Quattro anni e sei mesi di reclusione per Monica Mileti. E' questa la richiesta della procura per la donna accusata di aver ceduto la dose di eroina fatale ad Attilio Manca, l’urologo originario di Barcellona Pozzo di Gotto e in servizio all’ospedale di Belcolle, trovato cadavere nel suo appartamento in via Santa Maria della Grotticella, il 12 febbraio 2004.

Oggi pomeriggio, davanti al giudice Silvia Mattei, la requisitoria finale del procuratore Auriemma, che ha chiesto per la donna anche 35.000 euro di multa. Una serie di prove inequivocabili incolperebbero la Mileti, già pluripregiudicata per questo tipo di reati, ha detto il procuratore, a partire dalle testimonianze, suffragate dai tabulati telefonici, che proverebbero il rapporto consolidato negli anni tra la pusher e il dottor Manca, a quelle identiche siringhe usate per le iniezioni di insulina trovate nell'appartamento del medico e a casa della romana.

''Che Manca fosse un assuntore sporadico di sostanze stepefacenti - ha spiegato Auriemma - lo dicono le testimonianze di persone incensurate, tutti professionisti, con nessun interesse a mentire. Tutte le altre ricostruzioni su questa vicenda - ha sottolineato il procuratore - sono mere supposizioni fantasiose''.

Unica imputata nel processo, Monica Mileti era accusata dalla procura viterbese di aver ceduto all’urologo la dose letale di eroina: da quel letto, in cui fu ritrovato dai sanitari del 118 e dai poliziotti tredici anni fa, il giovane non si rialzò mai. A far cadere, invece, l’accusa di morte in conseguenza di altro reato sono bastate le lungaggini burocratiche della giustizia. Essendo passati tredici anni dalla morte di Attilio Manca, sull’articolo 586 del codice penale è caduto il velo della prescrizione.

Attilio Manca aveva solo 35 anni, quando perse la vita. E da subito la sua scomparsa destò l’interesse della procura e dell’intera cronaca nazionale. Nonché della sua famiglia. Che per anni si è impegnata alla ricerca della verità: per la madre, il padre e il fratello del medico siciliano, infatti, si sarebbe trattato di un delitto di mafia. Un omicidio commissionato direttamente dal boss Bernando Provenzano, per mettere a tacere l’unico testimone scomodo della sua latitanza. Attilio Manca. Che avrebbe operato il ''Capo dei Capi'' in una clinica di Marsiglia durante una delle sue tante fughe all’estero.

Ma per la procura quest’ipotesi non regge. Dietro la morte dell’urologo non ci sarebbe altro che un’overdose di eroina. Come ribadito anche di fronte alla Commissione parlamentare antimafia dall’allora procuratore Capo di Viterbo Alberto Pazienti e dall’aggiunto Renzo Petroselli: Manca sarebbe morto per un mix di sostanze stupefacenti, farmaci e alcool. E nulla di più. Come dimostrato anche dai chiari segni di iniezione ritrovati sul braccio del medico.

La sentenza finale di questo processo, dopo anni di attese, dovrebbe arrivare il 29 marzo.



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