ANNO 14 n° 115
''Brexit la grande incertezza per le imprese''
L'opinione di Stefano Signori

VITERBO - Ricaviamo e pubblichiamo da Confartigianato Viterbo:

Ad un anno dalla data fatidica di scadenza del 29 marzo 2019, con la pubblicazione della bozza di Accordo di recesso tra Unione Europea e Regno Unito e le prime decisioni annunciate dal capo negoziatore europeo Michel Barnier al Consiglio dello scorso 22-23 marzo che negli stessi giorni ha approvato le nuove linee guida per un negoziato. Possiamo parlare veramente di una debole luce in fondo al tunnel della Brexit con la scadenza al 31-12-2020 del periodo transitorio, durante il quale temi delicatissimi quali i diritti dei cittadini, gli accordi commerciali, gli accordi della pesca continueranno ad essere vigenti, sembra offrire un primo spiraglio di certezze. Peccato che la mancanza di una decisione sulla gestione del confine UE dell’Irlanda del Nord rischi di far ripiombare tutto nel caos.

Immaginare su questo tema una rottura tra le parti e la necessità di ripartire da zero su tutto il fronte dei negoziati, non è da escludere. Un quadro di incertezza complessivo che pone le imprese di fronte a scelte difficili e conferma molte preoccupazioni emerse in questi mesi. La difficoltà, in particolare per le PMI, è di preparare una strategia adeguata: l’impatto asimmetrico della Brexit nei diversi Paesi, con Irlanda, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Spagna e Italia (in particolare nel settore tessile e dei macchinari) che rischiano di essere quelli maggiormente colpiti; la mancanza di valutazioni di impatto settoriale che, a livello locale, possono aiutare ad adottare le misure più consone; la necessità, ormai diffusa, di avviare iniziative capillari di sensibilizzazione.

Su quest’ultimo tema i 27 Stati membri si stanno muovendo a diverse velocità. Francia, Germania, Austria, ma anche Olanda, Belgio, Repubblica Ceca hanno avviato interventi specifici, dalla creazione di veri e propri strumenti di valutazione e analisi, all’insediamento di tavoli di coordinamento nazionali, alla realizzazione di incontri territoriali. Globalmente, meno di un terzo delle Regioni europee si sono però attivate sul tema.

In Italia non sono state avviate iniziative coordinate e diffuse, anche perché su troppi argomenti i negoziati sembrano bloccati. Oltre al riconoscimento delle sentenze, Barnier ha recentemente ricordato come la difesa dei marchi commerciali, DOP e IGP, in agricoltura, la protezione dei dati, il nucleare, siano priorità assolute. E cosa dire dell’accordo commerciale globale che, se potrà beneficiare di un periodo transitorio, vede già diversi partner mondiali mettersi di traverso rispetto a diritti da garantire al RU nei 21 mesi di ''limbo''.

Ad ottobre 2018 l’Accordo di recesso sarà approvato e passerà alla ratifica di Consiglio UE, Parlamento europeo ed Autorità britanniche. Solo allora e non prima avremo certezza dei contenuti. Mai come in questo caso il diavolo rischia di essere proprio nei dettagli.




Facebook Twitter Rss