ANNO 14 n° 88
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Amatrice: 200 milioni
per il recupero del
patrimonio artistico
Recuperate 26 mila opere
d’arte e cinque chilometri di libri

AMATRICE – Un anno fa il terremoto del centro Italia. Un anno fa una delle più grandi ferite che abbiano mai piegato il nostro paese. Il 24 agosto del 2016, una scossa di magnitudo 6 della scala Richter, svegliava, nel cuore della notte, anche i più remoti borghi del Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria, provocando uno strappo insanabile nella Penisola.

Oltre 300 i morti e 65 mila gli sfollati, che sotto i loro occhi hanno visto sgretolarsi case ed edifici. E alla perdita inconsolabile di vite umane, si sono aggiunti, a più riprese, i colpi inferti al patrimonio culturale. Per i quali da 365 giorni, il ministero dei Beni Culturali, i suoi Caschi Blu e tutte le forze dell’ordine stanno in ogni modo combattendo. Anche grazie ai fondi che lo Stato ha messo a disposizione per il recupero delle principali opere d’arte colpite dal sisma: 200 milioni di euro che serviranno al restauro di edifici storici, statue e beni considerati patrimonio artistico di inestimabile valore.

Questa somma, stanziata dal Commissario Straordinario nominato dal Ministero si compone di due parti. La prima di 170 milioni di euro permetterà nel corso degli anni la ricostruzione e il consolidamento di oltre cento edifici, tra chiese e cattedrali. La seconda, invece, di circa 43 milioni sarà destinata alla messa in sicurezza e alla riapertura al culto di circo 180 chiese, disseminate su tutto il territorio colpito dal sisma.

Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, Visso, Ussita o Castelsantangelo del Tronto. Solo alcuni dei borghi andati distrutti e messi in ginocchio. Ma un segnale di speranza arriva. E arriva direttamente dall’arte. Dal 24 agosto scorso, infatti, si è provveduto alla messa in sicurezza di 952 beni immobili e sono stati recuperati quasi 26 mila beni storico-artistici e archeologici, oltre 9.500 libri e più di 4.500 metri lineari di archivi, preziosi custodi della nostra memoria storica.

Oggi, imballati e protetti, sono conservati in alcuni depositi ricavati all’interno delle stesse regioni di provenienza: Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Rispettivamente a Celano Paludi, in provincia de L’Aquila, a Cittaducale, Ascoli Piceno, Ancona e Spoleto.




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