ANNO 14 n° 89
Ala rimpatriata a sorpresa in Moldavia
Giallo di Gradoli, la donna è stata prelevata dai poliziotti e fatta salire su un aereo

GRADOLI – Ala Ceoban prelevata dal centro di accoglienza e rimpatriata. Un volo diretto solo andata per la Moldavia mercoledì mattina, dopo che a sorpresa due poliziotti in borghese sono andati a prenderla nel centro di accoglienza dove era stata ospite fino a poche ore prima.

''Una decisione improvvisa. Tanto inaspettata quanto illegittima'' commentano i suoi legali, gli avvocati Enrico Valentini e Samuele De Santis che insieme a lei, da anni, stanno combattendo una battaglia legale per la sua permanenza in Italia.

Condannata in primo grado all’ergastolo assieme al cognato e amante Paolo Esposito, per aver ucciso e occultato i cadaveri di sua sorella e sua nipote, per la 33enne la pena era stata ridotta in Appello a otto anni. Nell’aprile del 2015, dopo i sette scontati all’interno del carcere femminile di Civitavecchia, il ritorno alla libertà. ''E lentamente alla normalità: aveva un lavoro, una residenza, una proprietà a Bologna e si stava cominciando ad integrare nel tessuto sociale – proseguono gli avvocati – e invece di colpo è stata sradicata e fatta tornare in Moldavia: senza documenti, senza passaporto''.

Una sola chiamata ai suoi legali per spiegare cosa stesse succedendo, poi nulla di più.

''E’ stata una vera e propria espulsione in fretta e furia che non ci sappiamo spiegare. Su di lei pendono ricorsi a suo favore tra giudici di pace e Consiglio di Stato: nessuno si è ancora espresso formalmente sulla sua espulsione. Eppure è stata presa e, nel silenzio generale, riportata in Moldavia''.

Dove, per altro, si starebbero avverando tutte le preoccupazioni della donna. Non appena atterrata, avrebbe cominciato a ricevere chiamate anonime da un numero sconosciuto. All’altro capo del telefono, il silenzio. Ala Ceoban, prima di essere imbarcata su un aereo all’aeroporto romano Fiumicino, aveva invocato la protezione internazionale per aver ricevuto minacce di morte dai parenti della sorella e della nipote. Presumibilmente uccise, ma delle quali non sono mai stati ritrovati i cadaveri.

''Il giallo di Gradoli ha ancora tanti lati oscuri da esplorare – conclude l’avvocato Valentini – e mandare via l’unica persona che poteva aiutare a far luce è grave e penalizzante per la sua difesa. Ricorreremo: abbiamo tutti i diritti per farlo''.



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