ANNO 14 n° 89
''Addio bella Viterbo, ti sei persa nelle mutande''
Il manifesto di una rassegna artistica che usa l'immagine della fontana di piazza della Rocca fa indignare Leonardo De Angeli

Riceviamo e pubblichiamo.

VITERBO - In questo nostro nuovo tempo, dove tutto diventa di sovente incomprensibile e obsoleto, la parola ''campanilismo'' è divenuta d’improvviso inappropriata e dimenticata, quasi fuorilegge.

Belli i tempi in cui si cantava delle proprie città, si veniva talvolta quasi alle mani per difendere i propri luoghi natii, quando quel sentimento di appartenenza era così marcatamente fiero e pregno d’orgoglio da scatenar bollenti spiriti.

Io stesso, da viterbese, amo a tutt’oggi rispettare e far rispettare, le migliaia di bellezze artistiche della mia città, le sue tradizioni, le sue origini e soprattutto, perché no, anche i suoi difetti.

Anche per questo, in luogo delle pubblicità che tappezzano brutalmente le nostre prestigiose mura, amo più soffermare il mio sguardo sulle sue meraviglie architettoniche.

Ma i miei occhi non hanno potuto fare a meno di notare un poderoso manifesto da 6 metri x tre metri, che raffigura quell’esempio di bellezza maestosa, superba e grandiosa opera del XVI secolo, nata dallo scalpello del celebre architetto Giacomo Barozzi da Vignola, che è la fontana di piazza della Rocca, che, invece di essere pubblicizzata, descritta e venerata nei manifesti di questa città, nel più totale scempio dell’offesa e della vergogna storica, fuoriesce da un paio di mutande da uomo aperte, pubblicizzando di fatto una rassegna ''artistica''.

Non faccio fatica a dire che non ho potuto fare a meno, come spero la totalità dei cittadini di questa meravigliosa città, di inorridire e di pensare che ormai tutto è perduto!

Di colpo la mia mente, superato lo sdegno per l’onta subita dal mio fiero ''campanilismo'', non ha potuto far a meno di immaginare ciò che gli sparuti turisti, potranno mai pensare nel vedere quella marea di manifesti e soprattutto, dell’uso che facciamo, o che permettiamo di fare, dei nostri valorosi ed incantevoli monumenti.

Non ho potuto trattenermi dall’immaginare le reazioni che potrebbero aver scatenato pubblicità di simil basso livello, raffiguranti il duomo di Milano che fa capolino da un candido bidet o magari perché no, il prestigioso Maschio Angioino, simbolo della città da cui proviene il committente di detta pubblicità, che si erge e fa capolino da un rilassante water, impresso su manifesti giganti affissi per le vie di tutta Spaccanapoli.

Vi prego lasciatemi gridare tutta la mia doverosa indignazione da cittadino viterbese!

Da sottolineare che questa prestigiosa opera di sfacelo storico, arriva dalle stesse mani che hanno, anni or sono, imbrattato con frasi non certo degne di un quartiere medievale, in modo imperituro ed indelebile, un intero palazzo storico nella prestigiosa piazza S. Carluccio, all’interno del cuore pulsante del centro storico viterbese. Questa ''oltraggiosa meraviglia'', evidentemente sfuggita agli occhi sempre attenti della Soprintendenza alle Belle Arti, da tempo viene derisa dai turisti di tutto il mondo, i quali, dopo aver tentato di tradurre le frasi dal latino, greco e numerose lingue morte, se ne fanno beffa capendo che trattasi di frasi sconnesse in lingua puramente italiana.

Che dire, Ad Majora, ma certamente dopo questo, sarà difficile per me stupirmi ancora di qualsivoglia violenza ''artistica'' subita dalla mia città.

Leonardo De Angeli




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