ANNO 14 n° 89
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Abilitati o non abilitati? Questo č il problema
Uil: ''Prima c'č un provvedimento giudiziario da eseguire''

VITERBO – (i.m.) Una domanda degna di Shakespeare, un dubbio amletico che, in questi giorni, sta facendo discutere tutto il settore scolastico viterbese. E la questione è proprio della serie ''essere o non essere'' o meglio ''essere abilitati o non esserlo''. La situazione è complessa tanto quanto macchinosa e le parti in causa sono molte, ma i protagonisti di questo dramma, tutto viterbese, sono i docenti diplomati entro il 2001 all’indirizzo linguistico dell’istituto magistrale Santa Rosa di Viterbo.

Una battaglia che va avanti da molti anni e che vede gli insegnanti in questione inviare ricorsi su ricorsi, sempre in balia delle decisioni del Tar in un continuo oscillare tra ''abilitato e non abilitato''. E se, fino a qualche giorno, fa tali docenti sedavano in classe dietro le cattedre svolgendo tranquillamente il proprio lavoro, ora non lo possono più fare perché il Tar ha di nuovo stracciato il loro contratto giudicandoli di nuovo non abilitati alla professione.

''Siamo qui per riportare a casa loro dignità, l’onestà intellettuale e professionale dei 15 docenti che a noi si sono affidati – dice Silvia Somigli, segretario generale Uil scuola Viterbo -. Non vogliamo mettere benzina sul fuoco, ma solo garantire i diritti di questi lavoratori, completamente lesi dall’ultima decisione del Tar''.

La questione di oggi, come già detto, è complessa, ma si può sintetizzare in questi termini. Esiste un contrasto, o meglio delle posizioni opposte, tra i provvedimenti amministrativi del provveditorato, che giudicano gli insegnanti diplomati nell’indirizzo linguistico del Santa Rosa non abilitati, e gli ordini contenuti invece nel provvedimento giudiziario seguito dopo un ricorso, che non solo reputano i docenti abilitati alla professione, ma in più, in diritto di entrare a tutti gli effetti nella prima fascia, ovvero quella dell’immissione in ruolo.

''C’è un errore di fondo: la decisione del giudice non può essere scavalcata da quella del provveditorato – spiega l’avvocato Massimo Pistilli -, anzi come la legge prevede deve essere necessariamente e al più presto eseguita. Quindi, al momento, nonostante la controversia non sia ancora giunta ad una conclusione deve essere garantito il diritto di questi insegnanti di lavorare e rispettato il provvedimento giudiziario. Poi, quando il consiglio di Stato deciderà in maniera definitiva se il loro titolo di studio sia o meno abilitante alla professione, allora noi, come i nostri assistiti, non potremo fare altro che rispettarlo. Ora – ribadisce e conclude – bisogna rispettare la decisione del giudice e su questo non si discute''. 




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