ANNO 14 n° 110
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A tu per tu con il regista Sergio Urbani
Da 'La Traviata' a 'Rigoletto'. Resoconto di un anno ricco di successi

Sergio Urbani possiamo dire che l’anno appena concluso, il 2014, è stato per lei un anno intenso, caratterizzato da un lavoro faticoso e impegnativo che ha però spalancato le porte a nuovi riconoscimenti e gratificazioni. Dopo il successo per la regia di “Romeo e Giulietta” di W.Shakespeare e dei “Giganti della Montagna” di L.Pirandello, il debutto a Parigi con “La Traviata” di G.Verdi e l’apprezzatissima scrittura e messa in scena di “SordOblio”, nel mese di Dicembre trova sotto l’albero il successo con il suo Workshop Lyrico-Theatral ed il Premio Speciale della Giuria al Mecenate di Roma. Quale di questi momenti lo ha entusiasmata di più?

L’entusiasmo è stato alla base di ognuno dei lavori che ho diretto in questo anno ricco di gratificazioni…L’entusiasmo insieme alla passione e alla determinazione permettono ad un’idea di diventare parola, immagine, musica ed insieme di poter così esprimere una propria e personale verità in quello che per antonomasia è conosciuto come il mondo della finzione. Ognuno degli spettacoli che ho diretto mi ha donato un lascito emozionale importante e significativo. Di certo debuttare a Parigi come regista per “La Traviata” di Verdi lo considero, emozionalmente ed artisticamente il momento più alto dell’anno appena trascorso, anche se devo ammettere che sognare, elaborare, ideare, scrivere, interpretare e dirigere un’opera come successo con “SordOblio” ha avuto per me un valore particolarmente significativo. Inoltre non posso dimenticare che la bontà di questi ultimi due lavori, ha portato con se nel primo caso anche la direzione di un Workshop a Parigi (insieme al Maestro Quatrini) e nel secondo il “Premio Speciale della Giuria” al “Mecenate” di Roma.

In questo momento della mia vita artistica ciò che mi entusiasma di più è l’idea di poter continuare a collaborare e a far parte come regista della Compagnia “Les Voix Concertantes” di Parigi che mi ha permesso di debuttare a Settembre con “La Traviata” nel prestigioso Teatro Athenèe, e successivamente ha organizzato il Workshop Lyrico-Theatral che ho diretto sempre a Parigi nello scorso dicembre. Cuore de “Les Voix Concertentes” è senza ombra di dubbio il grande soprano Manon Bautian che, oltre ad essere una straordinaria interprete (…meravigliosa Violetta Valery), ha avuto ed ha la capacità e l’abilità di riunire insieme artisti di enorme talento e valore…primo fra tutti il Direttore d’Orchestra Sesto Quatrini….ma anche il primo violino Sullimann Altmayer, la Direttrice del coro, Aurore Tillac e la famiglia Grimmeisen. A tal proposito vorrei ricordare il primo evento organizzato dalla compagnia “Les Voix Concertantes” per l’anno 2015, ovvero un Concert Lyrique che si terrà il 29 gennaio a Parigi con opere di indiscusso fascino quali lo “Stabat Mater” e “Tu da me dividi” di Pergolesi, la “Sinfonia Orlando Furioso” e “In furore iustissime irae”di Vivaldi e “Salve Regina” di Porpora. E l’anno è appena iniziato…

Da attore ad insegnante, da autore a regista e metteur en scène, come definirebbe la sua figura artistica?...E cos’è che ama fare di più?

Anni fa mi capitò di ascoltare una frase di un film che mi colpì molto…la frase recitava pressappoco questo: “Se la mattina quando ti svegli, pensi ad una cosa e quando vai a dormire pensi alla stessa…allora tu sei quella cosa”. Non mi sento un regista e un autore perché è quello che faccio…mi sento questo perché non riesco a pensare ad altro da anni, tanti anni. La fortuna naturalmente per me è aver avuto la possibilità di dare una vita, un’immagine, un colore, un suono ai miei pensieri, ossessivi o catartici che siano. In generale posso dire che l’essere regista mi permette una comunicazione continua con il mondo esterno, con il caos costruttivo, con gli altri e con molti artisti, alcuni dei quali apprezzo particolarmente. L’essere scrittore, invece, mi concede il lusso di potermi isolare da tutti e da tutto ed immergermi così nel mio mondo interiore…e nel silenzio continuare a stupirmi, a meravigliarmi e a conoscere, vivere e capire le zone di luce e quelle d’ombra che albergano dentro di me.

Abbiamo prima accennato ad alcune delle opere che lei ha diretto nel 2014. Opere molto diverse tra loro, per genere ed epoca, ma con un comune denominatore dovuto al suo stile inconfondibile e la sua riconosciuta capacità di dare una nuova forma di modernità e universalità all’opera pur rimanendo fedele allo spirito e al messaggio originale. Cos’è dunque che lei cerca e vuole rappresentare nelle sue opere?

Cerco innanzitutto di essere onesto sia con l’autore dell’opera, ma anche con me stesso. Quando parlo di onestà con l’autore non intendo l’esatta riproduzione della contestualizzazione e dell’ambientazione storica che caratterizza scene e costumi, o la morbosa fedeltà che funge spesso erroneamente da salvagente …ma di ragioni, di intenzioni, di emozioni che hanno mosso la coscienza dell’autore prima e dei personaggi dopo. Tutto questo cerco di tradurlo con la ragione e l’istinto, con la riflessione logica e l’analisi di visioni inconsce…cercando di creare, e non ricreare, un mondo nuovo che attinge dalla memoria, antico e mai esistito allo stesso tempo dove la scena prova a mettere in risalto, a sviluppare, a valorizzare e non necessariamente ad identificare. Cerco, come probabilmente molti altri, di portare in scena delle verità e non il meglio della finzione…

I suoi spettacoli evocano sempre delle atmosfere molto suggestive, dovute allo stretto legame con l’ambiente, ad una scelta raffinata della musica e una caratterizzazione profonda dei personaggi. Cosa chiede lei ai suoi attori?

Chiedo fiducia, disponibilità e coraggio. Chiedo sacrificio, disciplina e di non risparmiarsi nello scavare in profondità per cercare nei testi… i sottotesti, i motivi, le ragioni, gli stati d’animo, i rapporti, il carattere e ogni sfaccettatura dei personaggi. Chiedo essenzialmente di vivere di presente e non di passato ne di futuro.

E nel suo passato e nel suo presente da cosa ha tratto o trae ispirazione? Quali sono i suoi modelli?

Potrei dire che non mi ispiro a nulla ma so perfettamente che non è così perché se da una parte non ho particolari punti di riferimento, dall’altra so chiaramente che ognuno di noi è la risultante di infiniti fattori sociali e culturali che ci invadono, ci sconvolgono e ci trasformano. Per questo mi sento di dover menzionare alcuni artisti, o per meglio dire geni, la cui conoscenza ha completamente condizionato la mia formazione. Fellini e Bergman nel cinema…Dostoevskij nella letteratura…Shakespeare e Pirandello nel teatro… Pollock nella pittura.

E il futuro prossimo cosa spera le riserverà? Cosa si aspetta dal 2015?

Devo dire che il corrente anno è già iniziato sotto i migliori auspici, visto come si stanno sviluppando i progetti che vedranno la luce nel 2015. Se penso ai prossimi spettacoli il mio pensiero non può che tornare a Parigi. Nel settembre prossimo avrò l’onore e l’immenso piacere di dirigere nuovamente nella capitale francese la nuova opera prodotta da “Les Voix Concertantes”, “Rigoletto” di G.Verdi. Insieme a Manon Bautian e al Maestro Sesto Quatrini stiamo lavorando in sinergia completa per una grande messa in scena. Sarà l’investimento artistico di punta della compagnia parigina di cui ho il privilegio di far parte. I migliori interpreti e musicisti di Francia (…e Italia) faranno parte di questo progetto ambizioso ed incredibilmente stimolante ed affascinante. Non posso poi dimenticare le repliche de “La Traviata” che nel mese di aprile porteremo anche in Italia, nel bellissimo Flavio Vespasiano di Rieti. Inoltre stiamo pensando ad un nuovo Workshop a Parigi che dovrei dirigere in primavera. Per quanto riguarda i progetti italiani, in cantiere c’è il nuovo spettacolo della compagnia “Gli Estratti dal Rogo” che dovrebbe debuttare in estate, così come gli spettacoli dei corsi dove insegno, il Teatro Bianconi di Carbognano e la Jamco Academy di Corchiano.

Un ringraziamento speciale per la disponibilità al regista Sergio Urbani e un grande in bocca al lupo per il 2015, nella speranza che possa eguagliare, se non superare, i successi ottenuti nell’anno appena trascorso.

G.T.




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